Di Francesco: "Roma e Napoli possono lottare per lo scudetto"

25.10.2016 01:15 di Redazione TuttoJuve Twitter:    vedi letture
Di Francesco: "Roma e Napoli possono lottare per lo scudetto"
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© foto di Daniele Mascolo/PhotoViews

Ospite di Tiki Taka su Italia 1, l'allenatore del Sassuolo Eusebio Di Francesco ha affrontato diversi temi del campionato. Si parte del Milan: "Il buon momento è stato fondamentale dare continuità a una squadra giovane, con un allenatore arrivato adesso che sta facendo un ottimo lavoro. Tornando alla nostra partita, sicuramente non ci meritavamo la sconfitta".

Poteva esserci lei sulla panchina del Milan?
"Sicuramente no, io ho sempre pensato di rimanere al Sassuolo".

Mercoledì ritrova la Roma, ha un sapore diverso?
"Sinceramente no. Fa piacere ritrovare tanti amici, ma non è la prima volta che accade. Fa piacere affrontare la Roma: è una delle grandi squadre che non abbiamo mai battuto. Ci dobbiamo provare mercoledì".

Nello scorso turno ha giocato contro suo figlio. Che emozione si prova?
"C'è molto orgoglio da parte mia per il fatto che questo ragazzo con tanti sacrifici e per meritocrazia riesca a ritagliarsi un posto nel Bologna. È solo all'inizio, dovrà guadagnare la possibilità di giocare più partite. Sono contento per il suo atteggiamento e la sua predisposizione".

Gli allenatori formano nuovi allenatori? Da giocatore, chi l'ha forgiata di più?
"Mi auguro di sì, quando si ha un'idea si riesce a inculcare l'esempeio ai giocatori. Penso a Magnanelli: interpeta il calcio nel mio pensiero. Zeman è stato importante dal punto di vista offensivo, ma non l'ho mai voluto scimmiottare: ho solo voluto imparare da lui e trapiantare nel mio credo calcistico i suoi insegnamenti".

Quando arriverà la chiamata di una grande? Ci pensa?
"Noi non siamo grandi, ma stiamo lavorando. La voglia di misurarsi e migliorare c'è sempre. Ci sono tanti altri aspetti che valuto nel calcio: ho la fortuna di allenare in Serie A e ritengo che il Sassuolo al momento sia la squadra ideale. Poi mai dire mai, senza ipocrisia la volontà di potersi migliorare c'è sempre".

Le è mai capitato di ripensare a come è andata Milan-Sassuolo?
"Ci ripenso sì, però purtroppo dobbiamo guardare avanti. È stata una settimana difficile, pensiamo anche ai tre punti persi col Pescara, penso che sia paradossale. Poi nella partita col Milan, visti gli episodi contrari, è stata cambiata la dinamica di una gara che stavamo dominando. Avremmo avuto 19 punti, poi ieri siamo stati anche fortunati a portare a casa un punto. Mi auguro che alla lunga ci riprenderemo i punti che meriteremmo in classifica".

Il suo prossimo avversario, Spalletti, è stato grande protagonista in conferenza stampa. Le è mai capitata una cosa del genere?
"Mi ha colpito una sua frase sull'ambiente che non aiuta la Roma. In privato con Luciano sì, però pubblicamente è la prima volta che gli vedo dare capocciate".

In privato?
"Non a me, magari al tavolo della scrivania. Abbiamo lavorato insieme alla Roma, io ero team manager e lui allenatore".

Come si batte la Roma?
"La Roma ha grandissime qualità. Noi dobbiamo pensare alla nostra identità, la nostra qualità migliore è di attaccare in verticale. Loro attaccano con tanti uomini, magari lascia spazi per ripartenze veloci: noi in questo siamo bravi. Ho tanti ragazzi giovani, che vengono anche da categorie inferiori, che vogliono migliorare e mettersi in mostra. Hanno tanta voglia".

Ospite Vissani, che taglio di carne è Berardi? Quanto è pregiato e quanto può crescere?
"Anzitutto spero di averlo a disposizione il prima possibile. Sono 10 partite che non gioca, è il nostro talento di punta. Ritengo sia maturato tantissimo a livello caratteriale, nel cercare di stemperare le tensioni della partita. È un ragazzo squisito a livello lavorativo, ritengo sia il talento italiano più forte in questo momento". 

In Premier si discute di Mourinho-Conte. C'è qualche collega che le piace, a livello di eleganza? Montella? È un Milan credibile a livello di Scudetto?
"Vincenzo sicuramente ha stile. Però metto in primis Guardiola, ritengo sia il miglior tecnico al mondo in questo momento".

Le gerarchie del campionato quali sono? Qual è l'anti-Juve?
"Ritengo che Roma e Napoli siano le squadre che possono lottare per lo Scudetto".

Ha ragione Conte o Mourinho?
"Conte è esuberante ed è sempre stato così. Mourinho non si può lamentare, ognuno ha il suo modo di trasmettere le sue emozioni. Io raramente litigo coi miei colleghi, non mi piacciono gli allenatori che urlano per non dire niente. Tante volte ci si può contenere sull'esultanza per rispetto".

Si parla tanto di De Boer, che tipo le sembra?
"Io mi ricordo Luis Enrique alla Roma. Serve un po' di tempo per dare giudizi. Arrivare ad agosto, a una settimana, dall'inizio di campionato, complica la possibilità di trasmettere la propria idea di calcio. Poi c'è subito la sosta e tanti giocatori dell'Inter sono andati in Nazionale".

L'anno scorso Totti in Sassuolo-Roma si mise a palleggiare con un bambino. Da avversario, lo vorrebbe vedere in campo o in panchina?
"Anzitutto mi deve portare cinque magliette. Poi per il resto vediamo. Se palleggia col raccattapalle siamo tutti più contenti".

Uno sguardo in casa Inter. È un vantaggio avere tanti italiani in squadra?
"Sicuramente sì".

Che materiale umano ha l'Inter? Talento non ben assortito?
"Al di là dei calciatori, penso che De Boer abbia tanta qualità in squadra. Penso che qualcosina si potesse fare meglio sulle corsie esterne della difesa, magari si pensa ai tanti attaccanti ma meno alla solidità. Tornando al discorso di parlare o non parlare italiano, avere una base italiana è fondamentale. Per identità, senso di appartenenza e cultura. Trasmetterla non è facile. Lo stesso Zanetti è argentino ma in campo è cresciuto in Italia, riusciva a trasmetterlo".

Fosse un dirigente dell'Inter, lo terrebbe?
"È una domanda a cui non sarebbe corretto rispondere. È giusto dare la possibilità di lavorare, in Italia parliamo di progetto. Io gli darei la possibilità di lavorare".

Come si spiega la prestazione ottima in Inter-Juve?
"Il fatto di non avere continuità per me si lega tantissimo al discorso di compattezza. Il fatto che si dica che non c'è gruppo è importante: l'allenatore deve lavorare per creare coesione e dare credibilità al suo lavoro".