Ju29ro - Andrea Agnelli: i primi 100 giorni

21.08.2010 16:45 di  Redazione TuttoJuve   vedi letture
Fonte: di Salvatore Cozzolino per Ju29ro.com
Ju29ro - Andrea Agnelli: i primi 100 giorni
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© foto di Marco Giglio/Image Sport

Andrea Agnelli: i primi 100 giorni/1 - società e bilancio

All’indomani dell’insediamento di Andrea Agnelli sulla poltrona di Presidente della Juventus avevo scritto un articolo dal titolo eloquente: “Adesso lasciamolo lavorare”. Il mio era un auspicio dettato soprattutto dal fatto di conoscere molti preoccupanti dettagli dello stato in cui versava (e versa) la società sia dal punto di vista organizzativo-finanziario che sportivo. Ero consapevole che tempo e pazienza sarebbero stati gli ingredienti indispensabili per guarire il grande malato. Eppure rimasi piacevolmente sorpreso quando si diffuse la notizia dell’esposto per la revoca dell'assegnazione a tavolino dello scudetto 2006 e la richiesta di equità nei processi rivolta alla FIGC. Fui sorpreso perché mi resi conto che, piaccia o non piaccia, per la prima volta dal 2006 la Juventus aveva mutato atteggiamento nei confronti delle istituzioni sportive. Mi sorprese di meno, anche perché preannunciato proprio da Ju29ro.com prima ancora che il nuovo presidente venisse nominato, l’inizio del profondo processo di rinnovamento nei quadri dirigenziali e sportivi, che a tutt’oggi appare ancora in corso. Tre mesi intensi e difficili. Prendendo in prestito la definizione dal mondo economico possiamo dire che “i primi 100 giorni di Andrea” sono serviti soprattutto ad arginare la deriva che si respirava nella sede di Corso Galfer e sui campetti di Vinovo. Più difficile arginare la deriva finanziaria, anche quella abbondantemente prevista dal sottoscritto, e per la quale saranno necessari interventi radicali cui faremo cenno più avanti. Di certo in soli 100 giorni non si potevano fare miracoli, eppure qualcuno oggi tra i tifosi comincia a storcere il naso, a emettere giudizi sull’operato del nuovo Presidente senza conoscere bene i fatti, o peggio ancora a paragonarlo al "cugino" Elkann, accusandolo di immobilismo e subordinazione allo stesso Elkann e ai nuovi poteri del calcio. Qualcuno ha persino accusato questo sito di aver cambiato linea editoriale e atteggiamento nei confronti della società e persino di Calciopoli. Chiariamoci subito le idee al riguardo. Personalmente ho caldeggiato e accolto con grande soddisfazione la “restaurazione” del ramo umbertiano alla guida della Juventus. Ritengo che Andrea Agnelli vada giudicato dopo un periodo sufficientemente lungo, e che a lui vada concessa un'abbondante dose di credito per vari motivi: primo, perché è un Agnelli e non un Elkann; secondo, perché nel 2006 sull’altare della Juventus aveva sacrificato e messo in discussione i suoi rapporti con la famiglia, dimettendosi da tutti gli incarichi operativi all’interno delle aziende del Gruppo Fiat; terzo, perché ha sempre posto la “questione Juventus” come “condicio sine qua non” per normalizzare i rapporti con il cugino John Elkann e favorire quindi il riassetto, che sta avvenendo proprio in questi mesi, dell’accomandita e di Exor; quarto, perché è cresciuto osservando da vicino una Juventus gestita da Moggi, Giraudo e Bettega, che era diventata un esempio per tutti in Europa; quinto, perché in merito alla vicenda Calciopoli ha sempre avuto idee e opinioni molto vicine a quelle dei tifosi più “rancorosi”, al di là degli atteggiamenti diplomatici che ha dovuto mantenere per rispetto prima del nome che porta e adesso anche del ruolo che ricopre. Tutti questi motivi però non fanno sì che questo credito sia illimitato e che il suo operato godrà di un'immunità senza fine. Anche Andrea verrà giudicato ed eventualmente criticato, se dovesse dimostrarsi inadatto a guidare una società come la Juventus e si renderà protagonista di scelte sbagliate o umilianti per tifosi ed azionisti. Ma farlo adesso ritengo sia ingeneroso, e oltretutto dannoso per un ambiente che sta tentando di rigenerarsi, di cambiare pelle e di ritrovare l’antico spirito di sacrificio e l’orgoglio di appartenenza. Andrea non è Harry Potter e non ha la bacchetta magica, è un ragazzo di 35 anni, che ha accettato, ma anche fortemente voluto, la sfida della ricostruzione della Juventus. Io credo che il percorso sarà lungo e difficile e che le tappe saranno tante, alcune delle quali, al momento, assolutamente impensabili. Cercherò di fare il punto sullo stato di avanzamento dei lavori della Juventus di Andrea almeno per quello che è nella mia personale percezione. Parleremo di organizzazione societaria, di bilanci, di calciomercato, di Calciopoli, di Stadio e di scelte strategiche che attualmente sono al vaglio di Andrea e del suo staff.

L’ORGANIZZAZIONE SOCIETARIA - Una delle accuse che si sono mosse ad Andrea Agnelli è che sia un presidente a responsabilità limitata e comunque subordinato a John Elkann. Credo sia abbastanza presto per giudicare. In ogni caso fino a questo momento mi sembra esattamente il contrario. Lo si è visto dal piglio con cui ha cominciato a ridisegnare il management. In Corso Galileo Ferraris ormai sono spariti gran parte dei vecchi dirigenti. Quelli che non sono spariti sono stati ridimensionati. L'ultimo a dimettersi, come documentato in anticipo dal nostro sito, è stato Marco Fassone, il responsabile del marketing. Una delle lamentele più lette ed ascoltate era riferita proprio al fatto che Blanc, Fassone e qualcun altro erano ancora in sella. Ne avevo scritto in proposito e avevo preannunciato che Blanc sarebbe stato l'ultimo a mollare la poltrona. La posizione di Blanc, il cui mandato come DG scade il prossimo giugno, mentre come AD e come consigliere è in carica fino all'ottobre 2012, è diversa da tutte le altre perché il suo contratto ha una clausola che costringe la società a pagargli una lauta buonuscita in caso di risoluzione anticipata unilaterale del suo mandato. La soluzione più logica è quella di emarginarlo pian piano all'interno della società e sperare che sia lui stesso a trovare qualcosa di meglio da fare prima di arrivare a scadenza di contratto. In caso contrario sarà mio piacere incontrarlo alla prossima Assemblea Annuale per fargli il riassunto dei suoi 5 anni. In ogni caso le strade di Blanc e della Juventus si separeranno molto presto. Tra quelli che non hanno lasciato la società ma che hanno subito un brusco ridimensionamento c'è Giuseppe Gattino, ex responsabile della comunicazione, che si occuperà di Juve Channel e di Hurrà Juventus. Il suo posto è stato preso da Claudio Albanese, giovane professionista del settore, ritenuto persona di fiducia non solo di Andrea ma anche di Antonio Giraudo. Tra quelli che prossimamente dovrebbero essere silurati c'è Mauro Sandreani, uno dei responsabili del settore osservatori, oltre a qualche altro insospettabile dei quadri della sede. In definitiva, piaccia o non piaccia, la società sta subendo una ristrutturazione totale. La vera cartina tornasole della assoluta indipendenza di Andrea dal cugino John sarà il rinnovo del Consiglio di Amministrazione. Anche questo organo, a mio parere, andrebbe ampiamente ridisegnato, e di questo credo si parlerà nelle sedi opportune. Nella scorsa Assemblea avevo ad esempio segnalato che probabilmente i consiglieri Venesio e Montanaro non possedevano i requisiti di legge per ricoprire il ruolo di consiglieri indipendenti. Tutti i consiglieri attualmente in carica, a parte il libico Zentuti, rappresentante Lafico, sono stati espressamente indicati dallo staff di John Elkann. E' presumibile che lentamente anche il Consiglio di Amministrazione possa essere ridisegnato e composto da persone di fiducia del ramo umbertiano. I tempi in questo caso potrebbero essere più lunghi, ma comunque non oltre il 2012, data di scadenza naturale di questo mandato. Analogo discorso va fatto sui poteri e sulle deleghe in capo al presidente e al Consiglio stesso. Ai tempi della Triade, ad esempio, gli amministratori esecutivi (Giraudo, Moggi e Bettega) avevano ampie deleghe operative. In ogni caso avere in Consiglio i propri uomini è importantissimo ai fini della governance societaria e consentirebbe ad Andrea di accelerare sul piano delle scelte strategiche di lungo periodo e anche di affrontare con sufficienti margini di manovra gli importanti appuntamenti che vedranno la società impegnata sul fronte giudiziario, soprattutto relativamente agli sviluppi del Processo di Napoli, nonché agli ultimi strascichi del Processo di Torino sul presunto "falso in bilancio" e sulla presunta "infedeltà patrimoniale" dei vecchi dirigenti. Moggi, Giraudo e Bettega sono stati assolti con formula piena, tuttavia la Procura ha presentato appello contro questa sentenza. I lettori più attenti ricorderanno che questa accusa nei confronti della Triade nacque dalla famosa denuncia contro ignoti presentata dalla stessa Juventus all'epoca della presidenza di Cobolli Gigli. Uno dei prossimi passi di Andrea potrebbe essere proprio quello di ritirare la grottesca denuncia, invalidando in questo modo tutto il procedimento e con esso anche la richiesta di appello inoltrata dalla Procura. Ma questo è un atto che, a seconda dei poteri concessi al presidente nel momento del suo insediamento, potrebbe anche prevedere un passaggio importante proprio all’interno del Consiglio di Amministrazione, e quindi sarebbe un banco di prova molto attendibile per verificare fino in fondo la reale autonomia gestionale di Andrea. Un’altra importante accusa rivolta al nuovo presidente riguarda il trattamento riservato a Roberto Bettega. Premesso che giudicare senza conoscere bene i fatti può essere fuorviante, è evidente che deve essere successo qualcosa tale da incrinare il rapporto di stima e fiducia tra Bobby Goal e la famiglia di Andrea. Su questo aspetto è inutile andare a disegnare scenari, se non è possibile avere un chiarimento dai diretti interessati. Di sicuro Bettega non ha preso bene la decisione di Andrea, ma come sempre ha deciso di mantenere un profilo basso, e di evitare polemiche che sarebbero state sicuramente deleterie per un ambiente come quello della Juventus, che sta cercando faticosamente di ricostruirsi. Per quanto mi riguarda è l’ennesimo segnale di juventinità dell’ex-vicepresidente.

IL BILANCIO – Nel corso del Consiglio di Amministrazione tenutosi il 6 agosto è stato analizzato ed approvato il Resoconto Intermedio di Gestione al 30 giugno 2010, in pratica il preliminare di chiusura del bilancio dell’anno 2009-2010. Come avevamo correttamente ipotizzato qualche mese fa, quest’anno l’esercizio chiuderà in perdita di circa 5 milioni, pur in presenza di ricavi stabili intorno ai 240 milioni di euro, a causa degli effetti economici derivanti dall’operazione di dicembre 2009 relativa agli accordi novativi e integrativi con la Costruzioni Generali Gilardi per la cessione della partecipazione nella Campi di Vinovo. In assenza di questo evento “straordinario” il bilancio avrebbe chiuso in sostanziale pareggio. La soglia di 240/250 milioni è attualmente un limite difficilmente sormontabile per una società come la Juventus ed è raggiungibile comunque solo in presenza della qualificazione e di un buon cammino in Champions. Questo significa che, salvo eventi straordinari, dobbiamo dimenticarci per qualche tempo certi numeri che, per effetto della "cura" quinquennale di Blanc, si preannunciano molto più bassi per i prossimi anni. La stessa Juventus ha confermato nella nota post-CdA che il prossimo bilancio sarà fortemente in rosso. Su questo argomento io mi sento di poter essere abbastanza preciso, e di affinare ulteriormente le mie già fosche previsioni di qualche settimana fa. Mi aspetto sul 2010-2011 una riduzione dei ricavi, anno su anno, di circa il 20% con il ritorno su numeri molto vicini a quelli del 2006-2007, il primo post serie B, e non solo per effetto della mancata qualificazione Champions. La Juventus registrerà una riduzione dei ricavi a 360 gradi, solo parzialmente compensati da quelli relativi alla partecipazione alla “misera” Europa League. Nel dettaglio mi aspetto riduzioni alla voce diritti Champions (-25 mln), diritti radiotelevisivi campionato per gli effetti del nuovo contratto collettivo (-5 mln), sponsorizzazione maglia (-6 mln), ricavi da gare e abbonamenti (-2 mln), altri ricavi straordinari relativi alla spalmatura del vecchio contratto Mediaset (-10 mln). Tirando le somme parliamo di una cifra tra i 40 e i 50 milioni di euro che verrà a mancare dal prossimo bilancio. La partecipazione alla Europa League mitigherebbe questi numeri solo se si riuscisse ad arrivare fino in fondo e magari vincere il trofeo. In quel caso non conosco le cifre nel dettaglio ma gli introiti si dovrebbero attestare intorno ai 10/15 milioni di euro. E’ del tutto evidente quindi che il prossimo anno, se questi numeri dovessero essere confermati dai fatti, sarà necessario chiudere in perdita e intaccare il patrimonio netto, e probabilmente si dovrà deliberare un nuovo aumento di capitale di almeno 50 milioni di euro, dopo quello ottenuto da Blanc di 100 mln nel 2007 e utilizzato per investire su calciatori non degni del blasone e delle ambizioni della Juventus. Per arginare il deterioramento dell’appeal commerciale e sportivo del marchio la strada appare obbligata e non può prescindere da una nuova fase di investimenti tecnici (leggasi calciatori di qualità). La dinamica dei ricavi dovrebbe poi ricominciare a migliorare dalla stagione 2011-2012 a patto di centrare la qualificazione in Champions quest’anno. Non mi aspetto invece elevati livelli di extra-ricavi per l’entrata in servizio del nuovo stadio, la cui costruzione appare in perfetto orario, pur con qualche “sorpresa" di cui parleremo più avanti. In definitiva si preannuncia un anno finanziariamente molto delicato. Soprattutto scopriremo molto presto se Exor, e quindi la famiglia Agnelli/Elkann in senso allargato, avrà voglia di mettere mano al portafoglio per investire nella Juventus. Io ne sono ragionevolmente dubbioso. E' molto più probabile che si vada verso operazioni straordinarie che diluiscano la quota di Exor, ad esempio l'ingresso di un nuovo socio come potrebbe essere un fondo di private equity (ne avevo già parlato qualche mese fa, proprio su questo sito). Questo perché la Juventus è in una pericolosa posizione di stallo in cui senza massicci investimenti rischia di danneggiare ulteriormente il valore del proprio "marchio". Industrialmente avrebbe molto senso, ad esempio, la creazione di un polo di eccellenza sportiva con la Ferrari per sfruttare le sinergie tra i due marchi e ottimizzare risorse finanziarie e commerciali. Si tenga conto anche che la Formula 1 ha il suo momento clou proprio mentre il calcio è fermo, cioè durante l'estate. In definitiva siamo ad un importante bivio: o si pensa veramente in grande, oppure la Juventus è destinata ad essere comprimaria per molti anni, in Italia e in Europa.



Andrea Agnelli: i primi 100 giorni/2 - mercato, Farsopoli e stadio

LA SQUADRA – E’ bene cominciare con una doverosa premessa. Siamo solo a metà agosto e in linea teorica potrebbe esserci il tempo fino a fine mese per comprare almeno 4 o 5 fuoriclasse veri, quelli sarebbero necessari a questa squadra per cominciare ad accampare qualche ambizione. Tornerò quindi sull’argomento, pronto a cospargermi il capo di cenere, se il 31 agosto dovessi trovare una situazione sostanzialmente differente, in senso migliorativo, rispetto ad oggi. Cominciamo subito con una puntualizzazione, una “errata corrige” di quanto io stesso avevo scritto qualche settimana fa in merito alla scelta di Marotta e Del Neri. E’ opinione comune, infatti, che Blanc avesse avviato e quasi concluso una trattativa con Benitez e che l’arrivo di Andrea Agnelli abbia prodotto la virata sul duo ex sampdoriano. Sull’argomento devo purtroppo effettuare una dolorosa rettifica. Da un approfondimento effettuato sulle fonti risulta infatti che Andrea Agnelli il giorno del suo insediamento avrebbe trovato già pronti e firmati i contratti di Marotta e Del Neri e che quindi, “obtorto collo”, si sarebbe trovato nella situazione di dover confermare le scelte fatte da Blanc prima del suo arrivo (si parla addirittura di metà gennaio). Va da sé che la saga Benitez, somministrata per settimane dai principali quotidiani con il beneplacito di Corso Galileo Ferraris, è stata l’ennesima bufala ad uso e consumo di una tifoseria in quel momento alle prese con una delle stagioni più umilianti di tutti i tempi. A questo punto nulla mi impedisce di pensare che, in assenza degli impegni presi dal tennista francese, le scelte di Andrea Agnelli avrebbero potuto essere diverse. O magari anche le stesse, questo non ci è dato saperlo, ma di certo il nuovo presidente è arrivato a cose fatte e soprattutto in anticipo sui tempi che, dopo il riavvicinamento a John Elkann, avevano pianificato. Un riavvicinamento dettato soprattutto dai reciproci interessi (Elkann puntava a blindare la sua presa sull'accomandita di famiglia e per questo aveva bisogno dell'appoggio di Andrea il quale a sua volta puntava a tornare in sella alla Juventus e probabilmente anche alla Ferrari...) piuttosto che da un vero e proprio miglioramento dei rapporti. Per quanto riguarda la rosa e gli ipotetici undici titolari è evidente che la squadra ha bisogno urgente di almeno cinque innesti di livello internazionale: un terzino sinistro, un laterale sinistro alto, un centrale di difesa, un centrocampista “fosforoso”, una punta da almeno 20 gol a stagione. Troppa roba da qui al 31 agosto, soprattutto quando le risorse finanziarie della società sono state prosciugate dagli errori della precedente gestione. Nel dettaglio, parlando del terzino sinistro, De Ceglie non è presentabile ad alto livello nella Juventus probabilmente nemmeno come riserva, Grosso invece è un ex giocatore di calcio; la cosa giusta da fare era tenersi Molinaro come riserva e comprarne uno di prima fascia sul mercato. Stesso discorso per il laterale sinistro alto. Se vuoi tornare al 4-4-2 devi trovare un sostituto di Nedved e Lanzafame può al massimo giocare in una neopromossa. In difesa manca il quarto centrale oltre a Chiellini, Bonucci e Legrottaglie. A centrocampo, miracolosamente venduto Poulsen e dopo aver pagato per mandare via momentaneamente Tiago (!), gli uomini a disposizione di Del Neri sono Felipe Melo, Marchisio e Sissoko. Manca evidentemente un uomo d’ordine vero, uno cui affidare la palla nei momenti difficili. Per finire in attacco, a parte Del Piero e Trezeguet, sono a disposizione Iaquinta, assolutamente inaffidabile dal punto di vista della tenuta fisica, oltre che storicamente poco prolifico, e Amauri, che a parte i due gol contro gli improbabili irlandesi sembra essere perennemente in “crociera”. Non abbastanza per fare sul serio. Ed infine l’equivoco Diego, che è esattamente l’opposto del giocatore adatto al modulo di Del Neri. Tutta da verificare, inoltre, la tenuta del nuovo regime di regole imposto da Del Neri e Marotta nello spogliatoio, uno dei punti chiave del fallimento della scorsa stagione. Mi risulta infatti che qualcuno tra i tesserati, in particolare tra quelli attualmente infortunati, ancora non abbia recepito l’aria nuova e sia stato beccato a indugiare col bicchiere in mano una di queste sere a Torino. Lo scrivo anche perché auspico che la società possa applicare un ulteriore giro di vite e richiamare questi superprofessionisti lautamente pagati ad atteggiamenti consoni ai loro lauti stipendi. In definitiva la mia opinione è che siamo davvero all’anno zero e che i nostri sostenitori dovranno armarsi di una buona dose di pazienza. Resta infine il nodo degli emarginati Grosso, Salihamidzic, Camoranesi, Zebina. Tutta gente con ingaggi pesantissimi e difficili da piazzare se non accollandosi parte dello stipendio. E anche questo limita fortemente la possibilità di investire in nuove risorse tecniche.

CALCIOPOLI – La gravità di quanto detto finora relativamente alla squadra e alla società ha distratto non poco Andrea Agnelli in queste settimane dalla questione relativa a Calciopoli. Andrea era arrivato con intenzioni apparentemente volonterose in merito alla vicenda che tanto sta a cuore ai tifosi e agli azionisti della Juventus. Aveva subito preparato il famoso esposto di cui abbiamo già ampiamente discusso. Il tema Calciopoli però, con il passare dei giorni, complice il Mondiale e la lunga pausa pianificata al Processo di Napoli, è stato pian piano sottoesposto, sopravanzato appunto dalle urgenze dell'ordinaria amministrazione. Ed è proprio su questo punto che una larga base di tifosi ha assunto posizioni di assoluta intransigenza. Non sono piaciute infatti le indiscrezioni, fatte trapelare nelle prime settimane di ritiro dall’entourage del nuovo presidente, secondo cui attualmente la priorità è “il campo” e tutto il resto verrà affrontato successivamente. Su questo delicato argomento io voglio esprimere la mia personale opinione. Chi mi conosce sa che fin dal 2006 sono stato (e sono ancora) uno dei più “falchi” quando si è trattato di affrontare l’argomento Calciopoli. Ma, guardando la situazione razionalmente, non posso negare che per il futuro stesso della Juventus intesa come sodalizio ripristinare (o tentare di farlo) al più presto una parvenza di competitività societaria e sportiva è sicuramente una priorità. Questo non significa a mio parere che Calciopoli vada accantonata, anzi, sicuramente sarà uno dei banchi di prova con i quali Andrea dovrà misurarsi e per il quale sarà giudicato. Resta quindi un fronte non aperto, ma apertissimo, sul quale Andrea dovrà dimostrare, con i tempi e le azioni giuste, di non essersi dimenticato il male che è stato fatto ai colori, alla gente e, non ultimo, proprio alla sua famiglia. Quello che mi aspetto da lui è quindi un atteggiamento proattivo, nei tempi e nei modi giusti, senza isterie, ma anche senza compromessi. E’ senz’altro vero che dopo i fatti del 2006 il peso politico della Juventus in Federazione sia drammaticamente diminuito. Ma è anche ragionevole che uno degli obiettivi di medio periodo di Andrea Agnelli sia proprio quello di recuperare credibilità in un ambiente che sappiamo bene solito applicare le leggi per i nemici e intepretarle, spesso in maniera erratica, per gli amici. Ecco dunque che Andrea, se vuole dimostrare ai tifosi (e soprattutto agli azionisti), che la musica è finalmente cambiata non può prescindere dallo scalettare una serie di interventi che possano andare proprio nella direzione del Palazzo. Ad esempio, sarebbe lecito attendersi, prima dell’inizio del campionato, una richiesta di feedback in merito all’esposto per la revoca dello scudetto 2005-2006. Che la FIGC chiarisca quali sono i tempi entro cui fornirà una risposta, atteso che la decisione spetta solo ad Abete e, da quanto abbiamo letto, ascoltato e visto, c’è materiale più che sufficiente affinché il Presidente Federale possa serenamente prendere la decisione di scucire lo scudetto di cartone. Successivamente sarebbe auspicabile un cambio di atteggiamento sul Processo di Napoli, con la sostituzione del legale attualmente incaricato di difendere gli interessi della società che, non dimentichiamolo, è responsabile civile ed esposta al rischio di risarcimenti. Vedrei bene, a tale proposito, il rientro nei ranghi dell’Avv. Claudio Chiappero, uno che, in quanto a fede bianconera, non è secondo a nessuno e a quanto mi risulta pare abbia già dato uno sguardo di massima agli incartamenti. Ultimo step è la richiesta di "pari trattamento" per le altre squadre e la conseguente possibile revisione del processo sportivo. Anche in questo caso la FIGC sta prendendo tempo con discutibili argomentazioni. Inutile chiedere pari trattamento se poi proprio in merito alle intercettazioni stiamo assistendo a uno stomachevole “due pesi e due misure”. Nel 2006 fu imbastito un processo su atti ancora non depositati e sulla base di semplici brogliacci. Ora invece Abete ha di fatto congelato il procedimento, accampando la scusa di dover ricevere il materiale audio e di doverlo ascoltare tutto, con tempi verosimilmente biblici per addivenire a un giudizio. E’ chiaro che tutto ciò serve a prendere tempo e a mettere ancora qualche anno tra i fatti e l’oblio definitivo. E allora è proprio qui che Andrea dovrà dimostrare che la richiesta di equità non era una semplice “concessione per tenere buoni i tifosi”, come dichiarato dagli ambienti interisti, ma che, al contrario, non è disposto ad accettare ulteriori prese per i fondelli. Il passaggio non è assolutamente facile e probabilmente l’atteggiamento da mantenere dovrà essere giocoforza improntato ad una certa rigidità e intransigenza. E non è escluso che tutto ciò possa comportare ritorsioni di vario genere. D’altro canto è sterile e senza futuro continuare a fare da sparring-partner per un modello di calcio unipolare, dove il nostro ruolo è già stato assegnato e attualmente sono in corso massicce manovre per cristallizzarlo. Concludendo, massima fiducia al Presidente, comprendiamo che si è abbracciato una croce pesante e piena di spine. Parli chiaro ai tifosi e agli azionisti sull’argomento. Sapranno ascoltarlo e dargli tempo e fiducia. A patto di non abbassare la testa quando si dovrà difendere la nostra storia e il nostro orgoglio.

LO STADIO – La costruzione dello stadio appare a buon punto. Il materiale fotografico e video che si trova in giro per la Rete ci mostra un'ossatura ben delineata, con le tribune già posate e con parte della copertura adagiata sul campo in attesa di essere assemblata. Qualcuno però sostiene che lo stadio della Juventus conterrà una sorpresa poco piacevole. E a giudicare da quello che viene riferito in giro, tra qualche spiffero torinese e qualche soffiata nel mondo degli ingegneri, ci sarebbe qualche piccolo problema riferibile proprio alla copertura. In pratica sarebbero comparsi quattro vistosi tiranti ai quattro angoli del campo, praticamente dietro le bandierine del calcio d’angolo, che avrebbero la funzione di ancorare la copertura al terreno di gioco. Di questi tiranti finora non vi era traccia nei video e nei modellini presentati al pubblico, ai media e agli sponsor. Se l’indiscrezione dovesse risultare attendibile, in pratica saremmo in presenza di una controventatura posticcia della copertura, causata probabilmente da un errore di progettazione o in ultima analisi da un eccesso di prudenza da parte dei progettisti. In ogni caso il risultato finale per il layout definitivo della struttura appare devastante, atteso che larghi settori dello stadio, nella fattispecie quelli ai quattro angoli dell’impianto, vedrebbero la partita con questi tiranti davanti agli occhi. Ripeto, non abbiamo nessuna conferma a questa indiscrezione ma, se fosse vera, in pratica verrebbe riproposta nell’impianto ipertecnologico della Juventus una soluzione tecnica riferibile agli stadi inglesi dei primi anni del ‘900. In definitiva sarebbe come comprarsi il vestito nuovo e poi abbinarvi un paio di infradito. A tale proposito mi aspetto al più presto un comunicato della società che chiarisca definitivamente la questione e, nel malaugurato caso in cui tutto ciò corrispondesse all’amara verità, mi aspetto anche un'indagine immediata che accerti le responsabilità tecniche e deliberative di uno scempio del genere all’alba del 2010. Staremo a vedere.