E ORA E' TERMINATO ANCHE IL PROGETTO DI BLANC...

Manca solo una sconfitta per raggiungere lo stesso numero della stagione 1961-62: 15. Mentre gli allenatori juventini del passato vincono, il progetto di Blanc finalmente sta per concludersi...
10.05.2010 12:13 di Thomas Bertacchini   vedi letture
E ORA E' TERMINATO ANCHE IL PROGETTO DI BLANC...
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© foto di Castellani / De Luca

Da Ranieri a Deschamps (campione, in Francia, con l’Olympique Marsiglia): storie di chi - lontano da Torino e dall’attuale dirigenza - ha iniziato (o ripreso) a vincere. Mentre la squadra bianconera, dal terremoto del 2006 in avanti, ha perso lentamente pezzi e credibilità. Dopo l’addio al calcio di Nedved (ora si attende un suo rientro in società), ecco le prossime (probabili) partenze di Trezeguet e Camoranesi. Buffon? Potrebbe andarsene anche lui. In nome dei soldi che porterebbe la sua cessione, con i quali la nuova gestione aumenterebbe il "tesoretto" a disposizione per portare a compimento nuove operazioni in entrata. Ma senza il miglior portiere del mondo, uno dei più grandi (se non "il più") della storia, come si può (iniziare a) costruire una grande squadra? E come può presentarsi il nuovo Presidente ai propri tifosi?

Il Parma ha giocato con onore; i bianconeri, che quest’anno di "Juventus" hanno avuto soltanto il nome e la maglia, ormai hanno perso anche quello. Un gruppo ormai arresosi alle sue stesse debolezze, a cui giova poco tirare in ballo i prossimi mondiali in Sudafrica: Lippi già lo scorso settembre aveva promosso il blocco bianconero (avallando, a suo modo, anche gli acquisti di Cannavaro e Grosso). Il resto, è la triste cronaca di questa annata da incubo. Se anche la recente notizia della prossima nomina di Andrea Agnelli a Presidente (con un nuovo gruppo dirigenziale) non è servita a scuotere i giocatori, allora i "jolly" sono finiti. Assieme agli alibi. Nulla: ormai anche il sesto posto è andato. Il progetto di monsieur Blanc ormai può dirsi concluso. La Francia e il suo confine sono ad un passo. Il salto è breve: oplà. Adieu. Anzi, un’ultima cortesia: chieda ai giocatori di perdere anche a Milano (contro i rossoneri di Leonardo): con 15 sconfitte verrebbe eguagliato il record negativo della stagione 1961-62. Quella che spesso, nel corso di quest’anno, è stata citata come l’esempio negativo da non imitare.

Lanzafame affonda il coltello in una difesa bianconera che è stata una delle piaghe di questo campionato: poco protetta dal centrocampo, colpevole di troppe disattenzioni (anche) quando la responsabilità dei goals subiti poteva essere soltanto sua. A proposito del giovane attaccante parmense: meglio lui o Paolucci?
Si dicevano (e scrivevano) queste cose già lo scorso gennaio, quando anche "un Ekdal", nella rosa bianconera (di Torino), non avrebbe certo sfigurato. E dove Candreva - se non altro - ha dimostrato di starci bene.



Nell’attesa che Marotta inizi a lavorare per la Juventus, la Juventus ha già lavorato per lui: con la sconfitta di ieri ha spianato la strada ai blucerchiati per la passerella finale di domenica prossima al "Luigi Ferraris". L’avversario di turno (il prossimo, l’ultimo) sarà il Napoli, cui i bianconeri hanno già lasciato il sesto posto in mano. A meno di un (improbabile) suicidio sportivo, l’opera del (probabilissimo) nuovo dirigente bianconero sarà compiuta: pochi euro a disposizione, molte idee in cantiere. Efficaci. I preliminari di Champions League ad un passo nel corso di una stagione dove è riuscito nell’impresa di far convivere Cassano e Delneri dopo gli strascichi polemici del loro passato giallorosso, oltre a quelli sorti durante l’attuale annata blucerchiata. Un bel biglietto da visita per la Torino bianconera, un bellissimo addio per una città (Genova) dove lascerà molti ricordi e moltissimi rimpianti.

Dalle bombe (verbali) di Mourinho a quelle (carta) dell’Olimpico di Torino: sempre peggio. Frizioni e tensioni che aumentano di giornata in giornata. Certo, anche alla penultima: un ringraziamento doveroso, poi, anche all’Osservatorio che ha permesso - in un primo momento - ai sostenitori milanisti di recarsi a Genova (dopo aver negato trasferte sicuramente meno pericolose ad altre tifoserie), contribuendo a gettare la città nel panico più totale, memore di una tragedia (l’uccisione del giovane genoano Vincenzo Spagnolo) capitata proprio in occasione di un Genoa-Milan (29 gennaio 1995, prima dell’incontro). Meno male che il prefetto del capoluogo ligure, sollecitato dalla Digos, ci ha "messo una pezza", facendo disputare la partita a porte chiuse. Resta da capire il criterio con cui l’Osservatorio decide: condizioni climatiche (del tempo) o "clima" tra le due tifoserie?
Per certi passi un campionato come il nostro non è ancora pronto. Si è fatto poco, nulla e male in passato: si attenda il passaggio agli stadi di proprietà. La tessera del tifoso rischia di essere l’ennesimo buco dell’acqua, un palliativo che non curerà il male della violenza nel calcio italiano.

L’Inter subisce un goal al 12° minuto (autorete di Thiago Motta) contro il Chievo, e al tredicesimo ha già pareggiato (altra autorete, Mantovani). Il 4-3 finale è una logica conseguenza. Idem per la Roma: sotto di un goal (Lazzari, Cagliari), in mezz’ora ne fa due (doppio Totti). L’ultima giornata ha il suo destino già tracciato. A meno di un miracolo (di Mezzaroma, presidente del Siena). Ma Palazzi è uno che non si commuove: i miracoli, nel calcio, ad oggi sono ancora opera sua. Nel caso, indagherà.

Una spruzzata di Juventus del passato che vince c’è stata anche in Inghilterra: Carlo Ancelotti ha conquistato la Premier League. Nessun nubifragio (stile-Perugia anno 2000) gli ha impedito di ottenere il suo primo titolo inglese. Un diluvio - in un certo senso - c’è stato: di goals (otto) con i quali il Chelsea ha steso il Wigan, nell’ultima giornata del campionato.
Lo stesso allenatore adesso prenderà il volo per Napoli: domani lo attenderà - come testimone scelto dall’accusa - il processo penale, con imputato Luciano Moggi.
Ma questa è un’altra storia…