MA SISSOKO E' BIANCO O E' NERO?

"Alla Juventus vincere non è importante. E' l'unica cosa che conta". Quella, era la Juve di Giampiero Boniperti. Questa, perde sia "dentro" che "fuori" dal campo...
18.04.2010 19:00 di  Thomas Bertacchini   vedi letture
MA SISSOKO E' BIANCO O E' NERO?
TuttoJuve.com
© foto di Federico De Luca

Non è che ormai rimanesse più molto da chiedere a questa stagione.
Fallito lo scudetto, fallita la rincorsa ad una delle prime tre posizioni utili per evitare i preliminari di Champions League (che avrebbe consentito la qualificazione diretta alla prossima edizione), abbandonate con quattro ceffoni a testa le due manifestazioni europee a cui ha partecipato quest’anno (1-4 casalingo contro il Bayern Monaco nella "massima", 1-4 contro il Fulham nella "minima"), uscita dalla Coppa Italia ad opera dell’Inter, aggrappata al miracolo di un quarto posto in classifica al momento (quasi) impossibile (potrebbe non bastare vincere tutte le restanti quattro partite…), alla Vecchia Signora rimaneva un unico, solo obiettivo: mettere i bastoni tra le gambe ai nerazzurri. Manco quello.
Per l’orgoglio, per dare un piccolo contentino ai tifosi che, almeno loro, si sentono defraudati delle ultime gioie sportive, derisi e umiliati per quanto accaduto dal 2006 ad oggi.

"Alla Juventus vincere non è importante. È l'unica cosa che conta" (Giampiero Boniperti).
Ma guarda come si sono ridotti i sostenitori bianconeri. Cresciuti a pane e vittorie, abituati a polemiche intorno alle loro partite (anche quando si perde), ad essere sempre al centro dell’attenzione (altrui) e a guardare tutti dall’alto verso il basso. Perché si sa: l’invidia è una delle poche malattie dalle quali non si può guarire. Meglio lasciarla agli altri. Ragionare come "loro", una volta, veniva considerato da "provincialotti del pallone", da ultimo della classe del "bar sport".
Quello che entra nel locale, parla sempre, ma nessuno gli presta attenzione.

E’ la nuova realtà, e - a quanto pare - tutti ne sono contenti. I contestatori? In pochi. Cinquanta al massimo. Quelli che secondo Jean Claude Blanc, il braccio armato del fallimento bianconero, non rappresentano certo i 14 milioni di sostenitori presenti nella penisola.
Con le uova di chi protesta, (loro) ci fanno le frittate; gli inviti ad andare a quel paese - invece - non li ascoltano neanche più: ormai fanno parte delle colonne sonore delle domeniche all’Olimpico quanto l’inno di Paolo Belli prima degli incontri.
Frasi prendere in giro dal mondo intero, ormai, è diventato un esercizio quotidiano per chi ama la Juventus.
Ma così no, dài…
E sino a quando si continuerà a sbagliare il vero "soggetto" con cui prendersela (la proprietà), la cronaca continuerà ad essere questa.



"Se succederà contro di noi andrò dall'arbitro per chiedere di fermare la gara. Comunque Balotelli è tranquillo, sa che contro la stupidità non c'è difesa, lui non può farci nulla. E tutta questa situazione è frutto della stupidità di poche persone che hanno rovinato la sua immagine" (Javier Zanetti, 27 novembre 2009).
Ma Sissoko è bianco o è nero? E’ "bianconero", indossa la maglia con quei colori, e ad oggi tutto quello che gli piove contro è permesso. Come i cori razzisti al momento della sua uscita dal campo in occasione dell’espulsione subita nell’anticipo "dell’anticipo" di venerdì sera.
"È stata una cosa molto stupida, ma non razzista. Ci sono altre cose di cui vergognarsi" (Massimo Moratti, 2 aprile 2006).
Nel salotto del Meazza il difensore messinese Zoro, all’epoca dei fatti, venne insultato ripetutamente dai sostenitori dell’Inter, a completamento dell’opera iniziata nella gara di andata di quel campionato, dove il giocatore fu oggetto di talmente tanti cori razzisti da convincerlo, ormai esausto, a minacciare l’abbandono del campo. Il successivo commento di Moratti a quanto accadde? "Ragazzotti troppo entusiasti, forse anche un po’ stupidi, ma razzisti no".
Ci si decida: un giocatore è di colore solo quando indossa la maglia nerazzurra? I tifosi cattivi sono sempre e solo "gli altri"? Nel frattempo i sostenitori bianconeri possono stare tranquilli: Blanc "vigila". Su tutto.

Sta attento anche a quanto accade al processo di Napoli, dove è imputato Luciano Moggi. Che si difende dalle accuse personali ricevute nello svolgimento della propria attività, in una società che oggi è incapace di vincere "dentro" e "fuori" dal campo. E che lo ha abbandonato da un momento all’altro, sulla traccia del nuovo "stile-Elkann" (si vedano gli esempi di Ranieri, Ferrara, …). Dopo le intercettazioni "normali", ora si passerà (anche) al vaglio delle schede svizzere e delle telefonate "di rimbalzo", così definite dalla "Gazzetta dello Sport" nel tentativo di lanciare l’ennesimo assist all’accusa. Le danze continueranno, mentre di materiale "nuovo" su cui discutere, a questo punto, ne rimarrebbe poco. Tranne quello che i legali dell’ex-Direttore Generale stanno tirando fuori poco alla volta da quel cilindro pieno di conversazioni che, a quanto pare, tanto "irrilevanti" non lo erano.

Allora appuntamento a martedì prossimo, e all’ennesimo ripensamento di Gianfelice Facchetti, figlio dell’ex-presidente dell’Inter, che un giorno vorrebbe venisse restituito il titolo regalato da Guido Rossi ai nerazzurri nel 2006, e il giorno successivo ci ripensa. Come se il destino di quel tricolore dipendesse dalla sua volontà o da quella del patron nerazzurro Moratti. Porti pazienza, e rimetta lo smoking bianco dell’onestà nell’armadio. Chiudendolo a doppia mandata.
Almeno quella farsa è finita.