La Stampa - Juve, 10 mesi senza gol su punizione

Trentanove partite e 294 giorni dopo, contro lo stesso nemico, il Siena oggi all’Olimpico, Alex Del Piero tenterà di ripetere quello che in divisa bianconera non riesce più a nessuno: segnare su punizione. Ci proverà l’esperto, l’ultimo a riuscire nel miracolo, sempre che Zac lo ripeschi dalla sala d’attesa, dove l’ha collocato da due partite, «perché non era a posto, aveva un affaticamento e l’avevamo un po’ spremuto». La Juve non fabbrica una punizione vincente dal 24 maggio scorso, tra le contrade senesi, quando Alex, e chi sennò, intarsiò il suo settimo reperto (da fermo) della stagione. E dire che buoni artigiani ci sarebbero, invece, nulla. S’è smarrito Del Piero, pure penalizzato da tre mesi d’infortunio, e non s’è mai mostrato Diego, che in Germania qualche incantesimo su punizione lo faceva. Non meglio è andata al sinistro di Grosso, che alcune occasioni da fermo ha avuto.
Al massimo, dalle punizioni, i bianconeri hanno cavato colpi di testa vincenti, ma gol diretti, mai. E quando tattica o stanchezza intasano gli spazi e ingolfano le partite, quel colpo sarebbe «un’arma letale», come l’etichettò Del Piero l’anno passato: uno che dei 298 gol in carriera, 38 li ha buttati dentro proprio su punizione. Un gancio cui Alex poteva sempre attaccarsi, dopo infortuni, critiche, crolli e risalite. Manca, adesso, a lui e alla Juve. Al Siena, la stagione scorsa, segnò su punizione anche nella gara d’andata, decidendola: magari oggi avrà un’altra chance. «L’obiettivo era metterlo nelle condizioni migliori per dare alla squadra la sua qualità - spiegava ieri Zaccheroni parlando del capitano - e mi serve fresco, lui soprattutto. Da Alex non voglio quantità, solo qualità. Adesso è a posto». Dovrebbe rispuntare, allora, insieme ad altri che pure non c’erano giovedì sera in Europa League: Felipe Melo (non è al massimo), Sissoko, Grygera, mentre Camoranesi e Iaquinta sono indiziati di alto minutaggio, ma non sicuri di partire dall’inizio.
Zac s’è dato una regola: «Stavolta il rischio fatica è minore perché non giocheranno gli stessi undici». Contro il Palermo, infatti, la Juve ripresentò nove undicesimi della squadra che aveva sfidato l’Ajax: valore di Delio Rossi a parte, in campo finì gente un po’ cotta. Anche se la soluzione ideale ce l’hai solo a partita giocata: «Cerco la continuità di risultati e di velocizzare il gioco - ha proseguito il tecnico - ma i calciatori non sono robot. Non boccio né un giocatore né la squadra per una partita». Questa però proprio non si può perdere, volendo restare sulle piste del quarto posto: «Per il quale abbiamo una concorrenza feroce», ha ribadito Zac. Come quella per la sua panchina, dal prossimo anno, nonostante lui piaccia sempre più: «Io vado avanti per la mia strada - ha detto - e dei commenti mi interessano più quelli dei dirigenti, perché sono loro che mi hanno affidato questo compito. Ma so anche che in Italia abbiamo la cultura del risultato e il giudizio è legato all’ultimo risultato. Se si perde, mi aspetto che si scriva che tutto va male: con questa situazione ci convivo da 27 anni». Però si tiene la fiducia nei suoi («Quando siamo al completo non temo nessun tipo di avversario») e l’italiano timore per la piccola di turno: «Perché il Siena il meglio l’ha dato in trasferta, contro le migliori del campionato, e i miei sanno già che si rischia di sbagliare l’approccio. Dovremmo usare le loro stesse armi con un tasso tecnico superiore». E, magari, una punizione vincente.