Ricordate quel giorno ???: FIORENTINA-JUVENTUS

La rivisitazione di alcune partite giocate dalla Juventus; storie di vittorie e di sconfitte per riassaporare e rivivere antiche emozioni
06.03.2010 14:13 di  Stefano Bedeschi   vedi letture
Ricordate quel giorno ???: FIORENTINA-JUVENTUS
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© foto di Federico De Luca

È stato un campionato strano, il 1969-70, per la Juventus; dopo aver sfiorato la zona retrocessione i giocatori juventini, grazie alla sostituzione dell’allenatore Carniglia con Ercole Rabitti, tengono testa al sorprendente Cagliari di “Gigi” Riva, fino al termine del campionato.
Nonostante l’ottimo piazzamento, Boniperti, ormai prossimo a diventare presidente, rivoluziona tutto l’ambiente, ringiovanendo i ranghi: acquista Capello, Spinosi e Landini dalla Roma, in cambio di Del Sol, “Bob” Vieri, Zigoni, Viganò e milioni; Novellini dall’Atalanta, in cambio di Leoncini, Anzolin e Leonardi; Causio rientra dal prestito al Palermo e torna a Torino anche Bettega, mandato a “farsi le ossa” al Varese, dove vince la classifica dei cannonieri del campionato cadetto. Rientrano dai prestiti anche il portiere Piloni, Savoldi, Zaniboni e Montorsi; a Castano, vera e propria bandiera bianconera, viene regalato il cartellino e “Tino” si trasferisce al Vicenza, per concludere la sua grande carriera.
Ma il grande colpo di Boniperti è Italo Allodi, il general manager della “Grande Inter”, considerato, da tutti gli addetti al lavoro, un grandissimo dirigente. La prima mossa di Allodi è quella di consigliare a Boniperti Armando Picchi, tecnico della nuova frontiera e già capitano della “Grande Inter”. Allodi costruisce una squadra giovanissima: Piloni, Spinosi, Zaniboni, Cuccureddu, Marchetti, Anastasi, Bettega, Montorsi, Landini, Novellini, Savoldi e Causio sono degli “Under 23”; Roveta ha ventitre anni, Furino e Capello ventiquattro; Tancredi e Morini ventisei. I “nonnetti” sono Salvadore ed Haller, entrambi trentunenni.
Un male inesorabile strapperà Picchi alla Juventus ed alla sua famiglia prima del termine della stagione. L’anziano, ma capace, Cestmír Vycpalek, che era stato chiamato per curare il settore giovanile di “Villar Perosa”, raccoglie il testimone di Picchi ed anche i primi frutti, con un dignitoso quarto posto in campionato; sarà anche capace di pilotare la squadra fino alla doppia finale di Coppa delle Fiere con il Leeds United, persa senza sconfitte e solo per l’assurda regola del goals in trasferta che vale doppio, a parità di punteggio. Regola che, è bene ricordarlo, entra in vigore proprio quell’anno.
È, in ogni modo, una Juventus destinata a crescere e diventare grande in fretta.

Il 24 gennaio 1971, la Juventus scende a Firenze per affrontare la forte compagine capitanata da “Picchio” De Sisti. La squadra di Picchi gioca una delle sue più belle partite della stagione ed espugna il “Comunale” fiorentino, grazie ad una rete di Bettega ed un rigore del “Barone” Causio, che rimontano la rete iniziale del difensore viola Ferrante.

L’arbitro è Toselli di Cormons ed i due allenatori scelgono i seguenti undici:
FIORENTINA: Bandoni; Galdiolo e Longoni; Brizi (dal 45’ D’Alessi), Ferrante e Berni; Ghiandi, Esposito, Mariani, De Sisti e Chiarugi.
JUVENTUS: Tancredi; Spinosi e Furino; Cuccureddu, Morini e Salvadore; Haller, Causio, Anastasi, Capello e Bettega.



“STAMPA SERA”:
Tutti i tifosi juventini dell’Italia centrale (rinforzati da una colonia di torinesi) allo stadio di Firenze per vedere la Juventus, e la Juve li accontenta con una vittoria che lascia ben poco spazio alle recriminazioni dei “viola”. Uno sventolio di bandiere bianconere, come al “Comunale” di Torino: sono sufficienti due risultati positivi per far esplodere in piena luce un entusiasmo che non si spegne mai, anche se a tratti sembra sopirsi un poco. Col risveglio pieno della squadra, il risveglio del tifo: due dati che confermano quale ruolo importante tenga la Juventus nel nostro calcio.

“STADIO”:
La migliore Juventus della stagione. Una squadra che ha peccato soltanto in fase di esecuzione, dopo aver prodotto una esemplare cifra di gioco. Se Anastasi, che pure si batte leoninamente, anche contro sé stesso, avesse il piede magico dell’annata scorsa, quella vista oggi sarebbe già una grande squadra. Haller vive uno dei frequenti momenti magici della sua splendida carriera. Trovando oggi le condizioni di terreno che predilige, ha fornito un recital applaudito a scena aperta anche dagli inveleniti supporter viola. Fuoriclasse autentico, il tedesco ha distribuito palloni fantastici, ha aperto il gioco con intuizioni geniali, ha presidiato la sua zona con umilissimo impegno. E questo nonostante che Longoni si sia dedicato al suo controllo con estremo puntiglio ed encomiabile tenacia. Poi, Bettega. Un ariete autentico, tetragono ai colpi, alle botte, alle cariche più robuste. Un gigante nel fango, iniziatore di tutte le manovre offensive.

“LA GAZZETTA DELLO SPORT”:
Haller ha offerto un’esibizione d’alta scuola, ma senza facili concessioni alla platea, senza divagazioni soltanto stilistiche senza velleità veramente spettacolari, ma con rigorosa fedeltà agli scopi pratici della manovra. Impeccabili i suoi suggerimenti ai compagni senza un solo errore il sua primo tempo e con rare smagliature la sua ripresa. Con un Haller davvero superbo, nonché più ricco di energie che non fosse negli anni verdi (la condizione atletica è parsa una delle migliori qualità della Juve: Picchi, per questo merita un ampio elogio) hanno collaborato un po’ tutti i bianconeri, ma in particolar modo Cuccureddu nell’impostazione del gioco, nelle improvvise apparizioni in area, nel lavoro di disimpegno e Bettega con proiezioni offensive di rara potenza, di perfetta coordinazione, di eccezionale intensità.
Notevoli anche la prestazione dinamica di Causio e Furino, e l’eleganza di tocco di Capello peraltro a tratti in ombra, il vigore di Morini nel ruolo di stopper. Spinosi ha iniziato in sordina, per crescere alla distanza.