Il caso Balotelli sospeso fra stupidità e demagogia a buon mercato

27.11.2009 15:30 di Nicola Negro   vedi letture
Il caso Balotelli sospeso fra stupidità e demagogia a buon mercato
TuttoJuve.com
© foto di Filippo Gabutti

Chi lancia certi cori lo sa. La prima ad essere danneggiata è la società per cui si tifa: la Juventus in questo caso. Non si parla tanto dei 20.000 euro di una pena pecuniaria, ma di un forte danno d’immagine per la società messa in difficoltà dai media in un momento di grande delicatezza per la storia bianconera. Mentre dai tribunali dei processi veri sta emergendo la verità dei fatti che potrebbe spingere a breve la Juventus a chiedere la revisione dei frettolosi processi sportivi consumati nell’estate 2006, il pericolo di rovinare tutto e risvegliare le ragioni di un mai sopito “sentimento popolare” anti juventino arriva proprio dalle viscere del tifo bianconero. Partono dalle curve cori che rischiano di far male come certe sentenze dei tribunali sportivi che, per altro, a un certo tipo di tifo sembra che poco siano interessate. Hanno fatto propria la logica del “guardare avanti” ringraziando con tanto di striscioni il padrone del vapore che nell’estate di Calciopoli si schierò accanto alla squadra, ma lasciando al proprio destino dirigenti e società. Uno che, se gli chiedi se mai la Juventus richiederà la restituzione dei due scudetti revocati dalla giustizia sportiva, ti guarda inebetito come se gli avessi chiesto chissà che cosa e dopo un assordante silenzio di sei secondi sei (vedi http://www.youtube.com/watch?v=izlNf5trmJw) , ti risponde con la più deludente delle banalità. Ma questa è un’altra storia che magari in certe curve nemmeno è arrivata.
Gli insulti contro Balotelli lanciati nella partita contro l’Udinese erano già di per sé stupidi e poco comprensibili. Parte dell’opinione pubblica ha cercato subito di etichettarli come “razzisti”, anche se tali non erano. Il danno subito dalla Juventus va oltre la multa comminata dal giudice sportivo. Si tratta per qualcuno dell’occasione giusta per puntare il dito mettendo in difficoltà la società ed eruttare i soliti luoghi comuni che sappiamo quanto importanti possano essere nel cortile di certa informazione. Non si può pensare che chi segue la Juventus da uno stadio all’altro in tutta Europa non abbia percepito quanto pericolosi possano essere specie oggi certi cori. Passano solo tre giorni e questa volta gli insulti partono addirittura in eurovisione da Bordeaux con tanto di venatura razzista. E’ sembrata una mitragliata sparata addosso a tutti, non solo al presunto bersaglio. Un ragazzo di 19 anni con “la colpa” di essere parecchio arrogantello esce da questa vicenda come un martire e l’ultima cosa a cui pensare è il colore della sua pelle o quello della maglia che indossa quando gioca a pallone.
A fare le spese di certi cori idioti è tutto il movimento juventino che paga come società, ma che rischia ancor di più di essere ancora una volta sepolto da un clima forcaiolo agitato da tutti quegli addetti ai lavori alla ricerca del solito pretesto. E allora? Siamo di fronte a una stupida ed inutile provocazione o a magari abbiamo a che fare con un’azione premeditata? Troppo facile pensare che sia veramente Balotelli il banale bersaglio di tanto livore. Gli insulti di Bordeaux fanno invece pensare che ci possa essere anche qualcosa di premeditato quale alternativa alla stupidità. Si tratta di un messaggio? E se sì, di che tipo? Non ci è dato conoscere il motivo dell’eventuale contendere, ma si tratta di un’arma a doppio taglio che, se continua ad essere agitata, rischia di fare molto male alla Juventus, vero e proprio ostaggio di una simile situazione. Il paradosso della vicenda è che è proprio la Juventus stessa ad essere la vittima di tutta questa vicenda in cui si scatenano anche speculazioni politiche, con partiti che parlano dei cori su Balotelli come sintomo di “allarme sociale” addirittura legato “a una brutta ondata di razzismo e xenofobia che sta contaminando l’Italia”. Ma è vero che comunque il problema è sociale ma non quello a cui fa riferimento la demagogia spiccia della politica, bensì quello inteso come capacità del sistema di evitare che accadano certi episodi che non succedono solo nella curva bianconera, ma che per esempio sabato scorso hanno riguardato anche Bologna. Dopo aver segnato il gol, il ditino silenziatore di Balotelli si è alzato provocatoriamente a zittire la curva bolognese che, evidentemente, non stava applaudendo l’autore della marcatura. E se non si tratta di Bologna e Torino scagli la prima pietra chi è senza peccato.
Il “se saltelli muore Balotelli” trae origine dal “se saltelli muore un altro Agnelli” che certe curve hanno cantato senza che nessuno si scandalizzasse. Che dire poi di quelle tifoserie beatificate dai media che hanno inneggiato ai 39 morti dell’Heysel augurando la stessa fine a Pessotto. Il problema non può riguardare la Juventus dunque, ma semmai sono le dormienti istituzioni del calcio italiano che devono, una volta per tutte, affrontare con efficacia un problema che arriva da lontano. A nulla serve una legge sportiva che punisce le società con ammende pecuniarie e con squalifiche di interi settori dello stadio quando non di tutto lo stadio. Le stesse società sono di fatto ostaggio di certi comportamenti di chi certi cori li comanda sapendo comunque di restare impunito. Le società di calcio andrebbero invece aiutate da una legislatura sportiva che le supporti a ripulire le proprie curve da quegli elementi in grado di condizionarle tanto negativamente. Solo così si realizzerà quel sogno, ancora un po’ utopistico, di riportare allo stadio davvero le famiglie oggi facili prigioniere del comodo calcio in tv.