Moby Dick - Largo ai giovani. Pogba conquista anche gli scettici. E non è un soldatino. Vero Cassano?

Editorialista del mensile "Calcio 2000" fondato da Marino Bartoletti, collaboratore de "Il Riformista". Vincitore del premio "Miglior giornalista di Puglia". Autore delle autobiografie di Paolo Montero e Antonio Conte
26.10.2012 00:55 di  Alvise Cagnazzo  Twitter:    vedi letture
Moby Dick -  Largo ai giovani. Pogba conquista anche gli scettici. E non è un soldatino. Vero Cassano?
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© foto di Federico De Luca

A vederlo, con quella cresta da istrice e due strisce dorate da gallo cedrone, l’aria del soldatino proprio non sembra appartenergli. E non se ne abbia a male, Cassano. Uno che quando sbagliava reti facili facili amava tirarsi i pantaloncini sino all’ombelico, in stile Fantozzi. Uno che ha candidamente ammesso di giocar non tanto per passione ma anche per soldi. Perché i soldi sono tutto, ti fanno comprare tutto. Giudizio dei tanti, povertà dei molti. Così, quella pantera nera non ancora scolpita da palestra e muscoli ovattati ha graffiato la preda ambita nella sfida più attesa. Ha atterrato Napoli ed il Napoli dinnanzi ai limiti di una formazione forse sopravvalutata, forse slanciata ai vertici più dalla pochezza delle milanesi e della Roma che dalla reale forza di un gruppo qualitativamente inferiore rispetto all’anno scorso. Senza Lavezzi e con un Mazzarri incapace di responsabilizzare il proprio gruppo offrendo scuse ad ogni sconfitta. “Chi vince esulta, chi perde spiega”, caro Walter. Che di uscite sbagliate, un po’ come per l’omonimo portiere che sfarfallò ai Mondiali del 1990, in carriera ne ha oramai collezionate.


Si cresce e per diretta conseguenza si migliora non addossando ad altri le colpe. Bensì assumendosi le proprie. Eppure di anni, il mister toscano ed assai virile nei modi, ne ha oramai molti. Addirittura più del doppio di Paul Pogba, il ragazzo bagnato nell’ebano che ha sradicato le convinzioni del Napoli con un imprendibile tiro dalla distanza. L’esultanza scanzonata, vogliosa e per nulla offensiva, è la fotografia di un momento nel quale occorre osare, nel quale le parole devono contare qualcosa in meno dei fatti. Avrebbe potuto protestare e polemizzare, il “polpo” Paul. Per le troppe panchine, per il cambio di ruolo e per qualche minutaggio da “Primavera” assegnatogli in prima squadra. Nei suoi panni, osservando la gestione relazionale che ha oggi da allenatore, Mazzarri avrebbe inscenato una pantomina degna del grande De Filippo, istruendo smorfie premeditate e silenzi teatrali. La sfida contro il Napoli ha dunque mostrato come la maturità di un ventenne possa superare quella di un uomo di cinquanta anni. Suonati e vissuti, assai evidenti per quelle rughe d’espressione sempre tendenti all’arrabbiato.


Sostituire un Vidal abbrustolito da qualche acciacco di troppo alla caviglia con il rampante Pogba è sinonimo di fiducia, di rispetto nei riguardi di un giovane strappato a suon di zeri, quelli di un lauto ingaggio milionario, al Manchester United. Ingaggiato a parametro zero, al solo costo di un biglietto aereo di sola andata per Torino, sponda bianconera. A far la differenza, più della tecnica di Pirlo e Giovinco, è dunque stata la fisicità di Pogba e Asamoah, novello “Maciste” bianconero, senza tralasciare lo stato di grazia di Andrea Barzagli. Veloce e tecnico, oltre che quasi mai falloso, il difensore toscano rappresenta il vero punto di forza di una retroguardia che ha nelle amnesie di Bonucci e nella condizione non ancora ottimale di Giorgio Chiellini qualche lievissimo imbarazzo. Tenere in disparte Càceres, giocatore perfetto per eclettismo, forza e dinamicità, ottimo centrale e buon cursore di fascia nel 3-5-2, significa aver fiducia, pressoché totale, di una difesa titolare che si permette il lusso di lasciar in disparte un campione del calibro di Lucio.


Una Juventus così, capace di vincere anche senza dominare nettamente l’avversario, non può che incutere timore. Portare a casa il massimo del punteggio disponibile senza dover ogni volta grattare il residuo di energie a disposizione è artificio da grande squadra. Vincere con due reti siglate da due panchinari è sinonimo di grande organizzazione, di grande coesione. Soprattutto quando l’eroe di una notte non è il classico soggetto viziato, pronto a collocare i soldi sopra ogni ragione, dando agli altri l’appellativo di “soldatini” buoni solo ad eseguire ordini. Strano, perché Pogba non è nulla di tutto questo. Eppure ha scelto la Juventus…