Juventus e menischi. Il punto di vista della medicina

29.10.2009 10:45 di  Sergio Passacantando   vedi letture
Fonte: Tuttosport
Juventus e menischi. Il punto di vista della medicina
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© foto di Federico De Luca

Riportiamo un articolo del Dott. Fabrizio Tencone, della Education Research Department, sulla problematica dei menischi che, specie ora, in casa della Juventus è un argomento di grave attualità.

Il ginocchio è formato da due articolazioni: l’articolazione femoro-rotulea e le femoro-tibiali. Tra il femore e la tibia sono presenti il menisco mediale (o interno) ed il menisco laterale (o esterno), due strutture che hanno la funzione di migliorare la conformità tra i capi ossei ed agire come cuscinetti per assorbire le sollecitazioni meccaniche dovute al carico.
Dal punto di vista anatomico, ciascun menisco presenta tre diverse zone riconoscibili dall’avanti all’indietro: un’area anteriore detta appunto “corno anteriore”, un “corno posteriore” ed una regione intermedia detta “corpo meniscale”. Il menisco mediale  ha una forma a “semiluna” mentre quello laterale ha un forma di “C” chiusa.
A causa della loro funzione e posizione, i menischi possono andare incontro, con il passare degli anni, a fenomeni di usura o venire “pizzicati” dai capi articolari durante i complessi movimenti di svariate attività fisiche; le lesioni del menisco interno sono decisamente le più frequenti.
Il meccanismo traumatico più usuale consiste in bruschi movimenti di rotazione con il ginocchio in flessione, il più delle volte durante lo svolgimento di attività sportive quali calcio, calcetto, sci o pallacanestro. In altre circostanze, in soggetti più anziani o in determinate categorie professionali (piastrellisti, giardinieri), sono sufficienti traumi modesti come il sollevarsi da una posizione rannicchiata.
Nelle ore successive all’infortunio vi è la comparsa di dolore ed impotenza funzionale, in associazione a modesto gonfiore e sensazione di blocco articolare nei gradi estremi del movimento.
Una diagnosi accurata è fondamentale per impostare un programma terapeutico adeguato, sia esso di tipo chirurgico o riabilitativo. Gli esami strumentali che confermano il sospetto diagnostico sono la RMN o la TAC: la RMN permette inoltre di escludere la presenza di lesioni associate dei legamenti o della cartilaginee.
L’atteggiamento terapeutico da adottare dipende necessariamente dal tipo di lesione e dalle esigenze individuali. In chi non pratica sport e non richiede al proprio ginocchio particolari prestazioni, un adeguato programma riabilitativo può essere sufficiente per tornare in forma. L’intervento chirurgico dovrà invece essere proposto per lesioni particolarmente gravi o dopo il fallimento del trattamento conservativo.
Il trattamento riabilitativo inizia con un lavoro mirato alla risoluzione del dolore e del gonfiore; in seguito sarà importante il recupero dell’articolarità e della forza, per riuscire a camminare bene e svolgere tutte le attività della vita di tutti i giorni.
La convivenza con una lesione meniscale diventa invece particolarmente difficile negli sportivi, in quanto in tali soggetti l’articolazione del ginocchio è spesso sottoposta a maggiori sollecitazioni. Un periodo di riabilitazione, in attesa dell’intervento chirurgico, è comunque in grado di garantire una buona autonomia e permette di giungere nelle migliori condizioni all’intervento.
La tecnica chirurgica più moderna è la meniscectomia artroscopica che prevede un brevissimo periodo di ricovero. La tecnica artroscopica permette infatti di operare all’interno del ginocchio attraverso incisioni molto piccole. Se le dimensioni e la sede della lesione lo consentono, il chirurgo eseguirà una riparazione del menisco mediante una sutura altrimenti dovrà asportare il frammento e regolarizzare il menisco.
L’intervento chirurgico altera però le caratteristiche biomeccaniche del ginocchio che dovranno pertanto essere migliorate con un adeguato recupero del tono muscolare e della coordinazione motoria. Per questo motivo tale intervento viene seguito da un periodo riabilitativo: nello sportivo, a maggior ragione, solo un intenso programma di rieducazione può garantire, in tempi brevi, il ritorno all’attività agonistica.
Uno degli obiettivi principali dopo l’intervento è il recupero del movimento articolare, soprattutto quello della completa estensione: per camminare correttamente e per il ritorno alla vita di tutti i giorni è infatti indispensabile un ginocchio perfettamente esteso. La riabilitazione può da subito iniziare in palestra mentre, dopo la rimozione dei punti di sutura, è preferibile alternare l’attività in palestra con l’attività in piscina, soprattutto finché siano presenti dolore e gonfiore.
E’ necessario essere più prudenti nei casi di intervento sul menisco laterale, dopo il quale è bene camminare per qualche giorno in più con le stampelle ed enfatizzare l’attività della riabilitazione in acqua. Gli obiettivi successivi sono il recupero della forza e di una buona coordinazione neuro-motoria, presupposti fondamentali per il ritorno all’attività sportiva.
Tali obiettivi sono più velocemente raggiungibili avvalendosi di moderne tecnologie quali la metodica isocinetica e di moderni protocolli di trattamento che prevedono, oltre alle esercitazioni in piscina e palestra, una fase di riabilitazione sul campo sportivo, per il completo recupero del gesto atletico.