Il Messaggero - L'ira della Juve che ha perso stile

23.08.2012 10:15 di  Andrea Antonio Colazingari   vedi letture
Fonte: il messaggero.it (Enrico Maida)
Il Messaggero - L'ira della Juve che ha perso stile
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

All'interno del colletto le nuove maglie juventine esibiscono una scritta, una specie di motto della casa: vincere non è importante, è l’unica cosa che conta. Giampiero Boniperti rispondeva così a chi gli citava il barone De Coubertin. E si divertiva a spedire un centimetro a Dino Viola dopo il famoso gol di Turone annullato per un fuorigioco che non c’era. Allora almeno c’era stile. Oggi non più: basta ascoltare le accuse bianconere dopo la conferma della squalifica di 10 mesi a Conte.

Ma si direbbe che la Juventus stia cercando di recuperare, insieme all’antica fierezza, quell’arroganza tipica dei forti che hanno sempre ragione. Dalla storia dei trenta scudetti reclamati in totale disprezzo di una sentenza sportiva, all’ironia carica di veleno nei confronti di Zeman passando per le schermaglie con il Napoli dopo la controversa vittoria di Pechino, è stato tutto un crescendo di dichiarazioni incendiarie, di toni minacciosi, di accuse al sistema.

Andrea Agnelli, figlio di Umberto, sembra volere seguire le tracce di Antonio Giraudo che non a caso lo considerava legittimo erede al trono. L’operazione simpatia che il saggio e mite Cobolli Gigli aveva varato dopo la retrocessione d’ufficio in serie B, è stata clamorosamente rinnegata dalla nuova dirigenza anche se i sussurri di corridoio vorrebbero John Elkan su posizioni meno oltranziste.

Dal momento che sul fronte Marchionne le cose non vanno poi tanto meglio, il rischio è di alimentare tensioni difficilmente controllabili. Una cosa va detta chiaramente: la Juve non ha alcuna colpa per il comportamento di Antonio Conte che all’epoca dei fatti allenava il Siena. Ma la pretesa d’impunità, accompagnata dalla denuncia di trame oscure, diventa un fattore intollerabile. I dieci mesi di squalifica a Conte, confermati dalla commissione disciplinare, avrebbero dovuto indurre la Juventus a un rispettoso silenzio, se non a un omaggio di stima verso la magistratura sportiva che tra l’altro ha assolto Bonucci e Pepe.

Perché si tratta di una pena tutto sommato lieve di fronte a un illecito accertato e ammesso, tra l’altro, dall’assistente di fiducia di Conte che per questo ha patteggiato una pesante sospensione. Per salvare Conte, questa è la verità, era stata inventata (ma poi tolta) un’imputazione che avrebbe fatto a pugni con i codici, la doppia omessa denuncia. Ci sarebbe da sorridere se non ci fosse da piangere.

La storia naturalmente non finisce qui. Anche perché la Federcalcio ha il dovere di deferire la Juventus così come Agnelli ha il dovere di indicare nomi e cognomi dei cospiratori che vorrebbero oltraggiare una Vecchia Signora. A proposito: sabato comincia il campionato.

(da: il messaggero.it - Enrico Maida)